Agenti cancerogeni: i primi passi per la prevenzione
Quando in ambito lavorativo sono presenti sostante cancerogene, i Datori di Lavoro devono evitare che i lavoratori entrino in contatto con essi. I primi passi da fare per ridurre l’esposizione a sostanze cancerogene sono i seguenti:
- Fare una lista di tutti gli agenti cancerogeni impiegati e i loro quantitativi;
- Tenere a portata di mano le loro schede di sicurezza;
- Descrivere le attività in cui vengono utilizzati, assicurandosi di considerare tutti i possibili agenti cancerogeni prodotti dall’attività;
- Individuare i lavoratori potenzialmente a contatto e la durata dell’esposizione.
Tutto ciò è la base per la valutazione dei rischi sul posto di lavoro. Le aziende devono fornire un’informazione adeguata ai lavoratori esposti ad agenti cancerogeni, tramite:
- un linguaggio semplice e chiaro:
- procedure di lavoro scritte;
- illustrazioni/schemi, se possibile.
Rischio cancerogeno: misure tecniche, organizzative e DPI
È bene tener presente il seguente ordine di priorità:
- Sostituzione di prodotti cancerogeni: innanzitutto bisogna sostituire prodotti pericolosi con quelli meno pericolosi, che possono darci lo stesso risultato sul piano lavorativo, se possibile.
- Misure tecniche: dai sistemi chiusi all’aspirazione efficace dell’aria, molte soluzioni minimizzano l’esposizione agli agenti cancerogeni.
- Misure organizzative: possono includere politiche interne e/o metodi organizzativi; ciò è importante soprattutto per affrontare situazioni di emergenza e per i lavoratori che effettuano pulizie e manutenzioni.
- Dispositivi di Protezione individuale (DPI): a volte la sostituzione con prodotti simili non è fattibile e le misure tecniche e organizzative non bastano; si ricorre dunque ai dispositivi di protezione individuale.
Sostituzione di prodotti cancerogeni: il rimedio migliore
La sostituzione di un cancerogeno è il sistema migliore per proteggere la salute dei lavoratori, anche se potrebbe risultare difficile (non è facile trovare un’alternativa tecnicamente equivalente, con un rischio inferiore rispetto al cancerogeno da eliminare). Se non si può sostituire un cancerogeno, le motivazioni devono essere chiaramente espresse. Un prodotto migliore riduce i rischi per i dipendenti e consente di gestire agevolmente il rischio. Nel considerare la sostituzione:
- Controllare gli obblighi di legge che potrebbero limitare o restringere l’uso del cancerogeno. Un esempio è l’autorizzazione ai sensi del regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals).
- Individuare gli agenti cancerogeni più pericolosi e prenderli in considerazione per primi.
- Bisogna scegliere un’opzione sicura, senza badare troppo alle spese.
- Informarsi sulle alternative disponibili e prendere le decisioni migliori.
- Considerare gli aspetti della sostenibilità ambientale (ad esempio le emissioni di gas serra e la riciclabilità).
Quando andiamo a sostituire una sostanza o miscela alternativa, dobbiamo fare attenzione alle proprietà chimiche che si trovano nella scheda di sicurezza del fornitore.
Rischio cancerogeno: alternative tecniche
A volte si può raggiungere lo stesso obiettivo cambiando processo; ad esempio, adottando un processo fisico anziché chimico. Processi diversi spesso implicano il ricorso a sostanze alternative. Ciò è in genere associato a proprietà del prodotto finale diverse da quelle ottenute con il processo precedente. Un esempio è la deposizione fisica da vapore (PVD) adottata al posto della cromatura con cromo (VI). Le misure tecniche includono dunque dispositivi o processi meccanici alternativi; esempi sono la ventilazione, la meccanizzazione delle attività. Ecco le cose principali da considerare:
- Programmare piani di manutenzione;
- Valutare il possibile effetto combinato delle soluzioni tecniche adottate;
- Consultare il manuale d’uso del fornitore;
- Assicurarsi che i dipendenti siano adeguatamente formati sulle nuove misure tecniche;
- Fornire istruzioni chiare ai lavoratori in merito a tali misure tecniche in atto, possibilmente con delle illustrazioni.
Contenere l’esposizione a cancerogeni con altri metodi di lavoro
I sistemi chiusi come l’incapsulamento risultano efficaci per contenere l’esposizione agli agenti cancerogeni. I sistemi parzialmente chiusi offrono accesso al processo ma minimizzano l’esposizione; generalmente vengono affiancati a sistemi di ventilazione di estrazione o sistemi di flusso d’aria (piano di lavoro ventilato, cappa aspirante, ecc.). E’ bene testare l’efficacia dei sistemi di ventilazione installati, al fine di apportare miglioramenti con eventuali nuovi sistemi. Consultare i fornitori per apprendere le specifiche tecniche dei vari mezzi di ventilazione. Adottare altri metodi di lavoro potrebbe essere una soluzione: ad esempio il pompaggio al posto del versamento, l’aspirazione o la bagnatura invece della spazzata.
Utilizzo del cancerogeno in una forma diversa
Anche la forma fisica del cancerogeno potrebbe influire sul livello di esposizione. Le polveri, ad esempio, sono facilmente inalabili, quindi una forma compressa o un gel potrebbero essere una sicurezza per i lavoratori. Analizzare l’opzione di utilizzare il cancerogeno in una forma di certo più salutare. Il modo in cui il cancerogeno è confezionato può avere un’influenza sui livelli di esposizione: ad esempio, l’uso di imballaggi solubili (forme rivoluzionarie di imballaggi ecologici) o la riduzione delle loro dimensioni potrebbe tutelare le persone esposte.
Misure organizzative utili per evitare danni da cancerogeni
Le misure organizzative riguardano politiche interne e controlli regolari atti a verificarne l’attuazione, ma anche le manutenzioni. Tali misure sono il frutto dell’analisi dei seguenti aspetti:
- postazioni lavorative e sociali;
- tipologia e il livello di esposizione degli ambienti di lavoro;
- lavoratori che operano in ciascuna area di lavoro;
- tempo medio che una persona dedica ad ogni area di lavoro;
- analisi della misura attuata, della sua fattibilità, efficacia ed efficienza e considerare il possibile effetto combinato di diverse misure per tutelare la salute degli esposti.
Solo determinati lavoratori possono accedere alle aeree a rischio
Sulla base dei risultati della valutazione del rischio, l’accesso a specifiche postazioni di lavoro deve essere limitato esclusivamente a determinati lavoratori. Si può ricorrere a barriere fisiche per evitare l’accesso ai non autorizzati (ad esempio delle porte che necessitano di un permesso); tali aree andrebbero segnalate con apposita cartellonistica. Una cosa fondamentale è ridurre il tempo che si trascorre in quell’area, ad esempio mediante turnazioni o limitando la quantità di tempo per turno.
Misure igieniche da adottare in presenza di rischio cancerogeno
Nelle aree in cui vi è un rischio di contaminazione da agenti cancerogeni è necessario:
- Che ogni prodotto chimico sia etichettato con gli opportuni simboli di pericolo e le indicazioni di prudenza;
- Mantenere pulito l’ambiente;
- Non mangiare, bere o fumare mentre si lavora;
- Indossare tute da lavoro adeguate e altri DPI forniti dal Datore di Lavoro;
- Mettere a disposizione dei lavoratori servizi igienici e di lavaggio;
- Sottoporre i lavoratori a Sorveglianza Sanitaria (effettuata dal Medico del Lavoro).
Semplici misure igieniche devono essere adottate: lavarsi le mani prima di mangiare, pulirsi i piedi quando si entra e si esce dagli edifici, ecc.
Rischio cancerogeno: informare e formare i lavoratori
I Datori di Lavoro devono informare i lavoratori:
- sugli esiti della valutazione dei rischi;
- sulle sostanze chimiche utilizzate e le loro proprietà pericolose;
- sulle misure di primo soccorso da adottare in caso di emergenza.
L’informazione e la formazione dei dipendenti devono essere fornite regolarmente e aggiornate quando necessario. Devono essere frequentati specifici corsi di formazione sulla sicurezza per lavoratori, con un aggiornamento di almeno 6 ore ogni 5 anni.
Dispositivi di protezione individuale per il rischio cancerogeno
Concentriamoci ora sulla protezione personale. A volte la sostituzione non è possibile e le misure preventive non sono sempre sufficienti a minimizzare i livelli di esposizione agli agenti cancerogeni; si ricorre quindi alla protezione individuale. L’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) tutela i polmoni, la pelle e gli occhi dai cancerogeni. I DPI devono essere impiegati a valle di tutte le misure preventive. Nella scelta di tali dispositivi devono essere considerati i seguenti aspetti:
- le proprietà pericolose degli agenti cancerogeni;
- tipologia, frequenza e tempo d’esposizione alle sostanze cancerogene;
- le informazioni sui DPI presenti nelle schede di sicurezza dei prodotti;
- gli esiti della valutazione dei rischi ai quali sono esposti i lavoratori;
- eventuali allergie del lavoratore (ad esempio al lattice);
- i fattori individuali di ogni lavoratore, ad esempio altezza del corpo, numero di scarpe, ecc.
È importante indossare appositi DPI per i cancerogeni presenti in ambito lavorativo (di solito è richiesto più di un DPI). I DPI devono adattarsi bene all’utente per essere funzionali. DPI comodi e ben adattati renderanno scorrevole l’attività lavorativa. Bisogna acquistare DPI con marcatura CE. Nelle zone dove è obbligatorio l’uso dei DPI:
- I dispositivi devono essere controllati e puliti a fine turno e messi a posto in luogo idoneo;
- I DPI che presentano eventuali deficit necessitano di manutenzione o sostituzione (altrimenti non possono essere indossati);
- I DPI monouso non devono essere riutilizzati;
- Assicurarsi che i DPI si adattino perfettamente al lavoratore: quelli allentati potrebbero, ad esempio, aumentare la probabilità di infortuni (si pensi alle situazioni in cui un operaio lavora con attrezzature aventi organi rotanti).
Le procedure a cui i lavoratori devono attenersi riguardo i dispositivi di protezione individuale, devono essere chiare (in particolare su come indossarli, disinfettarli, mantenerli e conservarli correttamente). La valutazione dei rischi sul posto di lavoro è la base per stabilire quali DPI devono essere utilizzati dai lavoratori, ossia il grado di protezione e le relative specifiche tecniche. Non è sufficiente dire in modo generico che, ad esempio, i guanti devono essere indossati per una determinata mansione: si deve specificare il tipo preciso di guanto.