Rumore sul posto di lavoro: un problema per l’udito

Rumore e danni per la salute e la sicurezza dei lavoratori

Rumore lavoro dpiL’esposizione abituale a rumore può avere un impatto negativo sulla salute; il disturbo più comune è l’ipoacusia: una perdita permanente, di entità variabile, dell’udito. Il rumore può però coinvolgere anche altri organi e sistemi (ad esempio l’apparato cardiovascolare), con conseguenze, quali mal di testa, riduzione della performance lavorativa, difficoltà a prendere sonno, ecc. Un altro problema è quello degli infortuni: il rumore può impedire di ascoltare le comunicazioni verbali e di avvertire segnali acustici. Un infortunio da rumore potrebbe verificarsi in caso di una sola esposizione improvvisa e intensa ad un rumore molto forte (uno scoppio o uno sparo), con conseguente trauma acustico; tali incidenti potrebbero comportare danni immediati e permanenti.

Perché il rumore eccessivo danneggia l’udito?

La riduzione della capacità uditiva da rumore è legata all’effetto dannoso che i rumori forti hanno sull’organo del Corti, sito nella coclea; è qui che ogni suono viene trasformato in impulsi nervosi, inviati alle aree uditive dell’encefalo. Si fa presente che l’esposizione prolungata a livelli di rumori elevati comporta danni irreversibili all’udito. Se la persona ha dunque spesso a che fare con il rumore, le cellule funzionanti sono sempre meno; ciò comporta una perdita permanente della capacità uditiva.

Ipoacusia professionale: quali lavoratori interessa?

L’ipoacusia professionale indica il deficit uditivo dovuto a rumori intensi nell’ambiente lavorativo. Poiché dipende dalla mansione esercitata, è considerata una malattia professionale per diverse attività in cui gli individui operano con rumori costanti ed elevati, quali l’edilizia, l’industria manifatturiera, ecc. I lavoratori colpiti possano ottenere un risarcimento adeguato da parte dell’INAIL. A tal riguardo, le imprese devono sviluppare misure preventive e rispettare le normative vigenti; ciò contribuisce a creare luoghi di lavoro più sicuri e ad aumentare la consapevolezza della salute uditiva dei dipendenti. Tra le realtà lavorative rumorose, vi sono:

  • Operai dell’industria manifatturiera: chi opera negli impianti di produzione sta a contatto con macchine rumorose, che spesso emettono più di 85 decibel; sono a rischio anche i saldatori e i manutentori.
  • Musicisti e tecnici del suono: musicisti, dj e tecnici del suono sono quotidianamente esposti a livelli sonori intensi; si pensi ad esempio ai concerti.
  • Operai edili: in edilizia si utilizzano attrezzature rumorose come martelli pneumatici, trapani e seghe elettriche. Queste attrezzature possono emettere livelli superiori ai 100 dB, mettendo a rischio le orecchie degli operatori se non vengono adottate adeguate misure di protezione come tappi o cuffie.
  • Militari e forze dell’ordine: il personale militare e delle forze dell’ordine si ritrova ad operare in ambienti rumorosi per l’impiego di armi da fuoco, esplosioni e attrezzature pesanti.

Ipoacusia da rumore: quali sono i sintomi?

Un lavoratore esposto a rumore potrebbe accorgersi di avere l’ipoacusia nei seguenti casi:

  • Perdita graduale della capacità uditiva;
  • Acufeni: il soggetto potrebbe avvertire dei ronzii alle orecchie;
  • Disagio ad ascoltare chiacchierate di gruppo: l’ipoacusia potrebbe essere da ostacolo alle conversazioni, soprattutto in ambienti non silenziosi (le persone sembrano borbottare);
  • Senso di orecchie ovattate.

A chi spetta la valutazione del rischio rumore?

In base all’art.190 del Decreto Legislativo 81/2008 spetta al Datore di Lavoro effettuare la valutazione del rischio rumore, programmata ed effettuata ad opportuni intervalli (almeno ogni 4 anni); deve essere aggiornata in caso di mutamento nelle lavorazioni che influisce in modo significativo sul rumore emesso. La valutazione del rischio rumore deve considerare, in particolare:

  1. il livello, il tipo e il tempo dell’esposizione:
  2. i valori limite di esposizione;
  3. le informazioni sull’emissione di rumore indicate dai costruttori delle attrezzature;
  4. l’esistenza di attrezzature di lavoro meno rumorose possibili;
  5. le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria (effettuata dal Medico del Lavoro);
  6. la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con le opportune caratteristiche di attenuazione.

Valutare il rischio rumore consente d’individuare i lavoratori esposti ed attuare specifiche misure di prevenzione e protezione per infortuni e malattie professionali. L’indagine fonometrica con le relative misurazioni del rumore occorre in tutte le situazioni in cui, a seguito della valutazione del rischio, il Datore di Lavoro può fondatamente ritenere che il rumore possa superare gli 80 dB.

A quanti decibel il rumore è pericoloso?

Il rumore può essere definito nelle seguenti tipologie:

  • stabile, se per tutto il tempo è lo stesso;
  • variabile, se è discontinuo;
  • impulsivo, quando è formato da eventi di breve durata ma di grande intensità.

Il rumore è dannoso per l’uomo a partire dagli 80 dB, valore intorno al quale possono esserci già i primi danni uditivi. Per chiarezza: la nostra voce parlata è ad un livello di circa 40 dB; a volte anche nelle città vengono raggiungi gli 80 dB (si parla infatti di inquinamento acustico).

L’udito che invecchia a causa dell’età

La perdita dell’udito correlata all’età (o presbiacusia) è un deficit che si verifica lentamente con l’avanzare dell’età. Un deficit uditivo può essere dovuto dunque non solo all’attività svolta, ma anche all’invecchiamento. La perdita di sensibilità uditiva dovuta all’età riguarda più che altro le alte frequenze, e negli uomini si verifica prima che nelle donne. Nel corso della vita il calo uditivo si può verificare in qualsiasi momento. Una normale ipoacusia da invecchiamento associata a quella da rumore potrebbe mettere a disagio il soggetto colpito durante un semplice dialogo tra più persone. Il trattamento più diffuso per la perdita dell’udito correlata all’età è l’utilizzo di apparecchi acustici.

Cosa fare in caso di rumore in azienda?

L’adozione di dispositivi di protezione individuale (DPI), l’applicazione di regolamenti e linee guida, visite mediche aziendali che includono l’esame audiometrico e corsi di formazione sono strategie fondamentali per tutelare l’udito dei dipendenti. L’uso di DPI come cuffie e tappi antirumore è indispensabile per chi lavora in ambienti rumorosi: riducono significativamente l’impatto del rumore sulle orecchie. Monitorare il livello uditivo durante le visite mediche aziendali aiuta ad identificare eventuali deficit uditivi. Devono essere effettuati test audiometrici periodici per rilevare eventuali cambiamenti ed intervenire tempestivamente.

Scelta dei DPI per il rumore in azienda

La scelta dei DPI antirumore deve considerare i processi lavorativi e l’intensità del rumore. I DPI devono essere adeguati alle condizioni di lavoro. Il Datore di Lavoro deve verificarne l’efficacia ed evitare peggioramenti nella funzionalità uditiva dei lavoratori (nel caso affrontare il problema con il Medico Competente aziendale). I DPI di protezione dell’udito riguardano cuffie e tappi auricolari:

  • I tappi antirumore creano una barriera tra il timpano e i rumori esterni. I tappi per le orecchie in silicone sono la soluzione ottimale per tutelare l’udito da assordanti rumori esterni. Questi dispositivi sono ottimali per favorire l’adeguata concentrazione a lavoro. Per diminuire i rischi, è necessario introdurre (e rimuovere) i tappi in modo opportuno.
  • Le cuffie antirumore sono dispositivi che riducono la percezione dei suoni. In commercio esistono vari tipi di cuffie contro il rumore, da scegliere in base alle proprie necessità. Queste cuffie hanno l’obiettivo di proteggere l’udito dei lavoratori, evitando che la percezione acustica possa essere modificata da stimoli sonori troppo intensi. Dunque se nel proprio ambito lavorativo si è sottoposti più volte a rumori superiori, si consiglia fortemente di indossare le cuffie antirumore.

Tutti i DPI devono essere marcati CE. In condizioni reali spesso non si ha l’attenuazione prevista principalmente per problemi di adattamento alla persona. È da evitare l’iperprotezione, in quanto dispositivi che attenuano eccessivamente il rumore creano difficoltà di comunicazione e avvertimento (il soggetto può quindi essere portato a toglierseli). In condizioni di estrema rumorosità è necessario ricordare che cuffie e inserti usati insieme non offrono una attenuazione pari alla somma dei due. Nella scelta dei DPI va considerato il confort: dipende dal peso, dalla pressione esercitata e dalla semplicità d’uso. Le caratteristiche dell’ambiente in cui si opera, le condizioni di salute e il tipo di attività svolta condizionano la scelta del dispositivo da indossare. Si pensi, ad esempio, ad ambienti molto caldi e umidi, che provocano sudorazione all’interno delle cuffie: a tal riguardo è opportuno utilizzare gli inserti o cuffie con coperture assorbenti monouso. Nel caso in cui il lavoratore sia spesso esposto a rumori, ma per periodi brevi, sono da preferire inserti con archetto facili da mettere e togliere. Deve essere sempre valutata la possibilità di compatibilità con altri dispositivi di protezione individuali, considerando quindi l’uso contemporaneo di diversi DPI ed effettuare la scelta in modo da non diminuire la protezione.

L’inquinamento acustico: il rumore nella vita quotidiana

Il rumore riguarda molte situazioni lavorative, ma anche la vita quotidiana. Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, questo potrebbe essere causa di disagi psicologici per gli individui esposti e dunque comportare un forte stress. Ciò potrebbe essere dovuto alla presenza di cantieri, fabbriche, aeroporti, autostrade site in prossimità delle abitazioni. C’è da considerare anche il traffico dei veicoli nelle città, che causa principalmente effetti di disturbo, senza però determinare particolari danni alla salute. Potrebbe essere generato da macchinari, che per diversi motivi rimangono in funzione tutta la notte; questo aspetto è difficilmente tollerato dagli abitanti delle aree interessate.