Il Piano di emergenza in quali aziende è obbligatorio?

Cos’è il piano di evacuazione ed emergenza?

1265023174scala_emergenza_susx_plexcolorIl piano di evacuazione ed emergenza è uno degli strumenti più importanti di tutela della sicurezza in ambito lavorativo. Come previsto dal Testo Unico sulla salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro, il Decreto legislativo 81 del 2008, si tratta di un piano volto ad affrontare al meglio situazioni di emergenza che, per diversi motivi, si potrebbero verificare nei luoghi di lavoro. La sua redazione rappresenta un obbligo del datore di lavoro, al fine di renderlo utile in caso di necessità. La redazione è obbligatoria in tutte le aziende con almeno 10 dipendenti e in quelle ove vengono svolte mansioni soggette al controllo dei Vigili del Fuoco, ai sensi del D.P.R. 151/2011. Le aziende obbligate alla redazione di tale piano, sono tenute anche a fare una prova di evacuazione almeno una volta all’anno. Il piano di emergenza deve essere inserito nel Documento di Valutazione dei Rischi aziendali (DVR). In caso di mancata redazione o la redazione non sia conforme alla normativa vigente, sono previste sanzioni molto pesanti per il datore di lavoro, riconosciuto, come sempre, principale responsabile. In ogni luogo di lavoro, quando si verifica un’emergenza, è importante che tutti siano in grado di comportarsi in modo corretto. E’ necessario avere le idee ben chiare sulle procedure da mettere in pratica in caso di emergenza. Nelle strutture in cui operano più aziende dovrà essere predisposto un piano di emergenza condiviso che andrà a coordinare i vari piani di emergenza ed evacuazione di ogni singola azienda.

Cosa deve contenere il piano di emergenza?

Il piano di emergenza riguarda un’analisi precisa e accurata di ogni possibile fonte di rischio presente sul posto di lavoro. Deve essere redatto in modo chiaro ed accessibile a tutti i lavoratori. Mette a punto le procedure per la gestione delle emergenze esterne ed interne, ovvero le azioni da intraprendere per affrontare con rapidità situazioni non prevedibili, come incendi, esplosioni, fughe di gas, terremoti, ecc. Il datore di lavoro deve mettere in atto opportune misura di contrasto, con lo scopo di eliminarle o, se non è possibile, limitarle. Il piano può essere di due tipi:

  • Interno, se tratta le emergenze che potrebbero accadere all’interno degli ambienti di lavoro. Rientrano tutti i luoghi di lavoro, come gli edifici, gli impianti, gli uffici, ecc.
  • Esterno, quando si riferisce a quelle emergenze che potrebbero improvvisamente verificarsi in ambienti esterni ai luoghi di lavoro e che possono arrivare a interessare superfici anche molto ampie.

Stabilita la natura dei luoghi coinvolti durante un’emergenza, il piano di emergenza si divide dunque in due parti:

  • Prima parte: vengono trattati nei minimi dettagli i luoghi di lavoro a cui il piano di emergenza si riferisce, inclusi il numero dei lavoratori presenti e le tipologie di attività esercitate.
  • Seconda parte: in questa sezione vengono descritte le azioni da mettere in pratica se si verifica un’emergenza, per poterle applicare in caso di necessità.

All’interno del piano di emergenza devono essere indicate:

  • Le azioni da mettere in atto in caso di emergenza;
  • Le modalità di evacuazione del luogo di lavoro;
  • Le disposizioni per chiamare i Vigili del Fuoco o l’ambulanza e per riferire le opportune informazioni al loro arrivo;
  • Le specifiche misure per assistere eventuali persone disabili;
  • L’identificazione di un adeguato numero di persone per il controllo dell’attuazione delle procedure previste.

Dove posizionare la planimetria dei locali?

Per i luoghi di lavoro molto grandi o complessi, il piano di emergenza ed evacuazione deve contenere anche la planimetria dei locali. La planimetria è una modalità chiara ed intuitiva per capire subito come comportarsi in caso di emergenza. Si tratta di un’immagine messa a disposizione per tutta l’azienda, apposta in modo visibile nei luoghi in cui si opera. Deve contenere alcune indicazioni:

  • le caratteristiche della distribuzione dei vari locali, con particolare riferimento alla destinazione delle varie aree, alle vie di esodo e alla compartimentazioni antincendio;
  • la tipologia, il numero e la posizione delle attrezzature e degli impianti di estinzione;
  • la presenza degli allarmi e della centrale di controllo;
  • la posizione dell’interruttore generale dell’alimentazione elettrica, delle valvole di intercettazione delle adduzioni idriche, del gas e di altri fluidi combustibili.

E’ bene posizionare la planimetria in un luogo accessibile e facilmente visibile dai lavoratori:

  • in ogni piano della struttura (se sono presenti più piani);
  • in prossimità delle scale e degli estintori;
  • all’interno di ogni stanza.

All’interno di tale planimetria devono essere indicate graficamente:

  • la posizione esatta in cui si trova chi sta leggendo (io sono qui);
  • l’orientamento della posizione;
  • la precisa indicazione del tragitto da seguire in caso di fuga (frecce verdi);
  • una legenda di facile interpretazione;
  • un titolo chiaro e sintetico (es. “Planimetria di emergenza”);
  • il punto di raccolta verso il quale indirizzarsi in caso di pericolo.

Cos’è il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)?

Il Certificato di Prevenzione Incendi è rilasciato dal Comando dei Vigili del Fuoco e assicura che un’azienda ha superato con successo l’ispezione dei Vigili del Fuoco; attestata quindi la conformità delle aziende alla normativa sulla prevenzione degli incendi. Le tipologie di aziende che devono essere in possesso di questo documento sono contenute e pubblicate nel DPR 151/2011. Tutte le aziende obbligate ad avere questa documentazione appartengono ad una delle seguenti categorie, divise in base alla complessità della struttura e alla tipologia di attività svolte:

  • Categoria A: i Vigli del Fuoco non valutano i progetti poiché in questa categoria rientrano strutture piuttosto piccole e ritenute facili da progettare.
  • Categoria B e C: per tali strutture i Vigili del Fuoco devono analizzare, su richiesta esplicita presentata dai datori di lavoro, le strutture e i progetti, anche i singoli cambiamenti che riguardano le strutture che potrebbero peggiorare la situazione relativa alla sicurezza antincendio.

Dopo la richiesta delle aziende al Comando Locale dei Vigili del Fuoco per la verifica, entro 60 giorni, i Vigili eseguono l’ispezione e controllano che tutti i parametri di sicurezza siano rispettati. Se l’esito dell’ispezione va a buon fine, viene rilasciato all’azienda il Certificato di prevenzione degli incendi; si tratta di un documento molto importante perché fa sì che il datore di lavoro conosca in maniera chiara ogni questione in merito la prevenzione incendi le e si occupi costantemente di risolvere le problematiche di sicurezza legati al rischio di incendi. Assicura inoltre i lavoratori che la loro impresa sta operando secondo le apposite norme relative alla sicurezza. Nel caso in cui vi siano delle anomalie e inadempienze, i Vigli del Fuoco non possono interrompere le attività ma stabiliscono, con il datore di lavoro, un tempo opportuno per arrivare ad una armonizzazione della struttura con le attuali norme antincendio.

Aziende a basso, medio e alto rischio incendio

L’antincendio è una tematica inerente la sicurezza sul lavoro, ma soprattutto uno dei pilastri della formazione del personale e della prevenzione dei fattori di rischio negli ambienti lavorativi. La normativa sulla sicurezza sul lavoro, ovvero il Decreto Legislativo 81/08, prevede corsi specifici per gli addetti antincendio, in base al livello di rischio a cui appartengono le aziende; il rischio incendio (basso, medio e alto) è fissato in base a determinati parametri. Di seguito è riportata la classificazione del livello di rischio incendio, in base all’attività e al luogo di lavoro:

  • Rischio basso: si ha nei luoghi di lavoro in cui vi sono sostanze a basso tasso di infiammabilità; si tratta di ambienti con scarse possibilità di principi di incendio e ridotta probabilità di propagazione.
  • Rischio medio: appartengono a questa categoria le aziende in cui vi è una significativa presenza di sostanze infiammabili e ambienti che possono comportare lo sviluppo di incendi; il livello di rischio incendio si definisce medio in quanto la probabilità di propagazione di un eventuale incendio non è elevata.
  • Rischio alto: un alto livello di rischio incendio si ha nelle imprese che vedono un’elevata presenza di sostanze infiammabili e le condizioni dei locali sono favorevoli allo sviluppo di possibili principi di incendio; rientrano tutti i luoghi di lavoro che non appartengono nella classificazione di rischio basso o medio.

A seguito della classificazione del livello di rischio incendio in azienda, è possibile programmare i corsi per l’addetto all’antincendio e organizzare tutti i mezzi di prevenzione necessari per consentire ai dipendenti di operare in sicurezza e proteggere eventuali macchinari ed impianti da esplosioni o incendi.

In azienda chi deve fare il piano di emergenza?

La redazione del piano di emergenza è compito del Datore di Lavoro, che si avvale della collaborazione di altre figure:

  • RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione);
  • Addetti al primo soccorso;
  • Addetti all’antincendio.

Per poter redigere il piano d’emergenza si deve tener conto delle caratteristiche specifiche dell’azienda, dei rischi cui sono esposti i lavoratori, della grandezza della sede operativa, dei turni di lavoro, della presenza di persone esterne, ecc. Come per il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), anche il piano di emergenza necessita di aggiornamenti, in caso di cambiamenti o modifiche significative che comportano un cambiamento del livello di rischio incendio aziendale, che rendono inefficaci le misure preventive adottate in precedenza.