Patologie polmonari professionali

Disturbi respiratori in ambito lavorativo

Malattie polmonari professionaliLe patologie polmonari professionali si manifestano per esposizione a specifiche sostanze presenti sul posto di lavoro; sono dovute dunque ad agenti sensibilizzanti presenti in ambiente lavorativo (ogni agente ha un impatto differente sui polmoni, con sintomi differenti). Il loro impatto viene spesso sottovalutato per l’assenza di segnalazioni; si manifestano, infatti, in particolare nelle persone non più in età lavorativa, e sono dovute a mansioni svolte in passato (si può citare ad esempio la pneumoconiosi). Tuttavia, oltre ad altri fattori (in genere correlati allo stile di vita), il lavoro potrebbe essere causa di malattie respiratorie comuni, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO); quest’ultima è una patologia dovuta dall’indebolimento e ostruzione delle vie aeree (è tipica dei fumatori, ma diversi studi attestato una correlazione con determinati agenti negli ambienti lavorativi). I dati in merito alle patologie respiratorie professionali e il loro contributo alla morbilità e alla mortalità nella popolazione generale ci vengono forniti da diverse fonti. Alcune Nazioni in Europa non registrano tecnopatie; ciò comporta l’assenza di informazioni sull’onere di queste malattie. In altri Paesi vengono invece annotati solo i casi che richiedono un risarcimento, che devono soddisfare precisi criteri amministrativi o legali, nonché determinati criteri medici; ciò porta ad quadro non completo in materia. Per le malattie che possono essere dovute a più cause, come l’asma, la BPCO e il cancro ai polmoni, dati certi sulle esposizioni professionali sono dettati da studi epidemiologici ben organizzati. Una complicazione è che l’asma professionale non viene riscontrata direttamente negli studi di popolazione generale e che i rischi attribuibili devono essere ricavati utilizzando spesso informazioni piuttosto grossolane sull’esposizione e sul fenotipo dell’asma. In caso di disturbi alle vie respiratorie, occorre trasferire la vittima in zona arieggiata o, in caso di impossibilità, bisogna cercare di arieggiare l’ambiente. Si fa presente che anche in ambito domestico possono accadere incidenti acuti per inalazione; ad esempio, quando si mischia la candeggina con acidi o ammoniaca o quando si adottano spray per l’impregnazione della pelle. L’Unione europea (UE) ha fissato la concentrazione massima consentita (nell’aria) di molte sostanze pericolose per l’uomo. Ogni Paese ha stabilito inoltre dei propri limiti, anche diversi da quelli indicati dalla UE. L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) propone inoltre un elenco di diverse politiche da adottare.

L’inalazione di sostanze pericolose sul posto di lavoro

L’inalazione di alcuni agenti nocivi potrebbe comportare danni acuti a carico del tratto respiratorio, di entità variabile. L’esposizione occasionale ad alte concentrazioni di fumi metallici o polveri organiche con presenza di microrganismi ed endotossine può portare rispettivamente ad un innalzamento della temperatura corporea da fumi metallici e intossicazione da polveri organiche. Le febbri dovute ad inalazione non sono però così gravi: indicano una condizione piuttosto benigna e transitoria, sebbene tuttavia inaccettabile, di un’infiammazione polmonare importante. Tali reazioni avverse si riscontrano generalmente nei lavoratori che operano nell’ambito dell’agricoltura. Alcuni studi svedesi e finlandesi attestano che circa un agricoltore su 10 ha avuto febbre alta per contatto con la polvere organica. I possibili danni a lungo termine tra i lavoratori a rischio sono scarsamente compresi. Lesioni più gravi all’albero tracheobronchiale e al parenchima polmonare possono derivare dall’inalazione di gas tossici, vapori o miscele complesse generate da scoppi, incendi, incidenti di trasporto e attività militare. Questi tipi di incidenti possono avere anche gravi conseguenze, andando a coinvolgere intere popolazioni. La tracheobronchite tossica o la polmonite con edema polmonare sono molto pericolose e potrebbero comportare al decesso, se non opportunamente curate; le persone che sopravvivono, sono affetti da danni strutturali o funzionali per diverso tempo, tra i quali l’asma dovuta ad irritazione (sindrome da disfunzione delle vie aeree reattiva (RADS)). Tra i lavoratori a rischio vi sono i Vigili del Fuoco (VVF) e coloro che operano nell’ambito dell’emergenza. Infortuni gravi dovuti ad inalazione non si verificano spesso sul posto di lavoro, rispetto ad altri infortuni, ma devono essere evitati con opportune misure di prevenzione da parte del Datore di Lavoro.
Tra le patologie associate ad inalazione di sostanze pericolose, si ricorda inoltre il mesotelioma; è una forma di tumore interessa la pleura (il rivestimento dei polmoni), ed è molto più rara del carcinoma al polmone. Tale patologia è correlata all’esposizione a fibre di amianto, un minerale generalmente impiegato in passato in ambito edile.

Asma professionale: quali sono i settori più colpiti?

Possiamo elencare tre tipologie di asma professionale:

  • Asma preesistente peggiorata dall’attività lavorativa.
  • Asma dovuta al contatto con agenti sensibilizzanti, come i prodotti chimici o polvere, nell’ambiente di lavoro. Riguarda circa di 10% delle situazioni di asma che subentrano in età avanzata.
  • Altro caso in cui si può verificare l’asma è la disfunzione reattiva delle vie aeree (RADS), detta anche “asma da irritanti”. E’ una forma asmatica che si manifesta in seguito ad un’esposizione dovuta ad un incidente, come ad esempio un rilascio accidentale di prodotti chimici o un incendio.

Molte sono le sostanze responsabili sul posto di lavoro, ad esempio:

  • Isocianati contenute nei prodotti di verniciatura;
  • Polvere da farina e grano;
  • Disinfettanti;
  • Polveri di legno;
  • Cloro all’interno di piscine;
  • Fumi generati da saldatura.

Aziende agricole, imprese di pulizia, fabbriche di vernici, aziende alimentari, settore sanitario (ospedali), lavori di carpenteria, attività forestali, industrie tessili, ecc., espongono al rischio di contrarre l’asma. A tal riguardo è importante la prevenzione: i lavoratori devono essere visitati all’atto dell’assunzione e periodicamente da parte del Medico Competente aziendale incaricato dal Datore di Lavoro; tale medico, per tutti i lavoratori a rischio, effettuerà l’esame spirometrico, volto a rilevare eventuali patologie polmonari. I soggetti affetti da asma professionale manifestano diversi sintomi, come tosse, dispnea, problemi respiratori, starnuti, naso chiuso e rinite. Come possiamo gestirla? In primo luogo, il lavoratore andrebbe allontanato dalla sostanza responsabile, non appena la diagnosi viene confermata; è bene dunque che sia adibito ad altra mansione o che sia spostato in un altro dipartimento. Se ciò non è fattibile, è necessario saper gestire i sintomi quanto si presentano durante l’attività lavorativa, ma ciò non sempre è del tutto possibile.

Alveolite allergica e lavoro: quali sono le cause?

L’alveolite allergica è dovuta ad una reazione allergica, in ambito lavorativo, per la presenza di un agente che si insidia negli alveoli (piccole cavità polmonari). Se il lavoratore è esposto a tale agente per lunghi periodi di tempo, potrebbe avere dei danni permanenti. Passiamo ora alla causa; ciò è dovuto alla frequente inalazione di piccolissime particelle, che possono comportare delle vere e proprie allergie, specialmente nei soggetti più sensibili. La causa professionale più comune è rappresentata da sostanze liquide dannose impiegate nei processi di lavorazione dei metalli, ma anche dall’inalazione di spore fungine (presenti ad esempio nel fieno ammuffito o nel legno); un’altra motivazione potrebbe essere il contatto con gli uccelli. Tra i sintomi più comuni vi sono il dolore toracico e i disturbi respiratori, che possono manifestarsi entro 12 ore dall’esposizione. Diversamente dall’asma, l’alveolite allergica potrebbe manifestarsi con febbre. All’aumentare del tempo di esposizione, aumenta in genere la gravità della patologia, che potrebbe comportare anche una perdita del peso corporeo. Come per l’asma professionale, bisogna adottare delle misure preventive di tutela del lavoratore, prima tra tutte l’allontanamento della persona dall’agente che provoca i sintomi. Per la tutela dei soggetti a rischio è necessario migliorare la ventilazione sul posto di lavoro e, nel caso ciò non sia sufficiente, si ricorre allo spostamento del lavoratore in un altro reparto o altra mansione non a rischio per la sua salute. E’ inoltre possibile il ricorso a farmaci (corticosteroidi) in caso di sintomi gravi e funzione polmonare non ottimale.

Patologie polmonari e risarcimento danni

In caso di sintomi polmonari che potrebbero essere correlati molto probabilmente alla mansione svolta, è indispensabile recarsi presso un medico esperto in materia. La persona dovrà dunque rivolgersi ad un centro specializzato in malattie professionali, in modo tale da effettuare una diagnosi accurata e capire se la patologia sia dovuta all’ambiente di lavoro. A seguito della diagnosi e/o stabilita una cura per tale patologia, dovrà essere coinvolto anche il proprio datore di lavoro, per stabilire in che modo si possa rendere l’ambiente di lavoro più salutare per il dipendente, o se invece si dovrebbe valutare l’opzione del cambio di mansione. Per tutti coloro che soffrono di malattie croniche ai polmoni dovute ad esposizioni professionali certe, è ovviamente previsto un risarcimento. E’ compito di un professionista esperto in materia consigliare la terapia migliore; anche il medico del lavoro deve fornire inoltre indicazioni al Datore di Lavoro per evitare di peggiorare le condizioni di salute del lavoratore. In Europa, la procedura per richiedere il risarcimento è differente per ogni Paese; da ciò si evince l’importanza di verificare quali siano le condizioni nazionali per le patologie professionali. Si fa presente che un piano di indennizzo nazionale per le malattie professionali, erogato dal governo, potrebbe essere disponibile nel proprio Paese, oppure si potrebbe presentare una richiesta di indennizzo tramite la propria assicurazione sanitaria o passare tramite vie legali contro il datore di lavoro.