Tecnostress: che cos’è? come si previene?

Tecnostress e mondo del lavoro: l’uso esagerato della tecnologia

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La parola “tecnostress” indica lo stress dovuto all’uso eccessivo delle nuove tecnologie informatiche e digitali. Lavorare nello stesso istante con diversi strumenti da lavoro (computer, tablet, telefono) da una parte crea molti vantaggi ma potrebbe essere causa di stress, con conseguenze nocive sulla salute per i lavoratori. L’uso esagerato delle tecnologie deve essere continuativo nel tempo, affinché possa crearsi una condizione di tecnostress. Il soggetto arriva a una situazione di esaurimento psico-fisico (con compromissione del rendimento lavorativo), perché si trova a gestire una mole eccessiva di dati e informazioni in un breve lasso di tempo: il lavoro avviene infatti all’insegna della fretta, della velocità e di ritmi molto serrati. La tecnologia rappresenta un fattore presente nella vita quotidiana lavorativa ed extralavorativa. Lo sviluppo tecnologico, oltre ad influenzare il modo di comunicare (sms, e-mail, chat), ricopre un ruolo importante nell’apprendimento in ambito lavorativo: le aziende ricorrono sempre più alla formazione a distanza obbligatoria per i lavoratori. Il tecnostress negli ultimi anni è diventato un fenomeno molto diffuso, che coinvolge un numero elevato di lavoratori. Il fenomeno è dovuto dunque all’uso delle ICT (Information and Communications Technology) ossia la tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Il soggetto potrebbe sentirsi stressato ad esempio a causa della gestione di tantissime informazioni, dall’uso eccessivo di specifici apparecchi e/o dalla velocità di esecuzione delle operazioni. I meccanismi complessi generati dall’innovazione tecnologica hanno comportato dei cambiamenti che facilitano il tecnostress:

  • Utilizzo costante dello smartphone anche negli incontri con le persone;
  • Il telefono quasi mai viene spento;
  • Sono molto comuni i risvegli durante la notte per connettersi alle piattaforme Social;
  • Si ha l’esigenza di effettuare chiamate anche in luoghi riservati, come cinema, biblioteche ecc.
  • Si inviano messaggi mentre si cammina;
  • La tv viene utilizzata spesso su tablet o cellulari.

Quali sono i sintomi del tecnostress?

L’esposizione al tecnostress può comportare alcune patologie, che si manifestano con sintomi più o meno gravi. Andiamo a vedere quali potrebbero essere i sintomi:

  • apatia, noia, frustrazione, nervosismo, tristezza, depressione, ansia, stanchezza cronica;
  • dipendenza da alcol e droghe;
  • insofferenza nei confronti delle altre persone;
  • tendenza all’isolamento;
  • difficoltà nell’eseguire i compiti;
  • calo dell’attenzione e della concentrazione;
  • difficoltà a lavorare in gruppo;
  • aumento della pressione arteriosa, disturbi cardiocircolatori, mal di testa, sudorazione eccessiva, vertigini, formicolio degli arti, mal di schiena e al torace, difficoltà a prendere sonno, disturbi gastrointestinali;
  • assenteismo e scarsa produttività lavorativa.

Il tecnostress è riconosciuto come malattia professionale. Si tratta di una patologia moderna; i Datori di Lavoro devono analizzarne le cause e i possibili danni per i lavoratori (ciò rientra nell’obbligo di valutazione dei rischi previsto dal Decreto Legislativo 81/2008).
L’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni Lavoro) ha proposto una metodo per valutare il rischio.

Le professioni più colpite dal tecnostress

Il tecnostress è un fenomeno sempre più analizzato, proprio per la sua ampia diffusione e per gli effetti negativi che generalmente ha sull’andamento produttivo di un’azienda. Recenti studi hanno attestato come questo disturbo coinvolga in particolare alcune categorie professionali. I lavoratori più a rischio sarebbero i progettisti di reti, ovvero gli operatori ICT (Information and Communication Technology) che trascorrono molto tempo davanti allo schermo di un computer (anche 12 ore al giorno) per poter organizzare in poco tempo una mole considerevole di informazioni. Al secondo posto della classifica delle mansioni maggiormente esposte a tecnostress vi sono i giornalisti, soprattutto quelli che scrivono e operano sul web; dopo di questi, ci sono gli operatori finanziari, che si ritrovano per diverse ore al giorno a stretto contatto con pc e strumenti tecnologici vari.

Tecnostress e smartworking: le tecnologie non adatte

Lavorare da casa comporta dei benefici sia per l’azienda che per i dipendenti, ma anche diversi rischi come il tecnostress. Lo smartworking è ormai una modalità adottata in molte professioni. E’ importante per i lavoratori avere delle informazioni su come evitare il tecnostress dovuto allo smartworking:

  • E’ un diritto del lavoratore essere irreperibile, non essere cioè soggetto a richieste e sollecitazioni per via telematica provenienti dal Datore di Lavoro al di fuori dell’orario lavorativo.
  • E’ bene non farsi prendere da uno stress estremo dovuto a un eccesso di lavoro e mantenere la routine come se si lavorasse in ufficio.
  • Requisito essenziale è la dotazione di strumenti informatici e telematici adeguati da parte dell’azienda.

Sono tanti i vantaggi del lavoro da casa, come ad esempio:

  • Gestire meglio il proprio tempo, trovando un equilibrio tra vita lavorativa e privata;
  • Risparmio di spese per il pranzo e per gli spostamenti dovuti al tragitto per recarsi e tornare dal lavoro;
  • Lavorare da casa aiuta a svolgere il proprio lavoro tranquillamente;
  • Aiuta a godere di una certa flessibilità riguardo gli orari;
  • Riduzione dello stress per al traffico sulle strade o per i ritardi dei mezzi di trasporto pubblico.

Il lavoro da casa presenta però degli svantaggi:

  • Sedentarietà ed aumento di peso: il lavoratore sta troppe ore seduto, senza farsi mai una passeggiata.
  • Disturbi muscolo-scheletrici e visivi: sono tipici dell’addetto al videoterminale, ma peggiorano in assenza di tecnologie e luoghi di lavoro non a adatti.
  • Distrazioni (richieste all’interno della famiglia) e condizioni di convivenza forzata potrebbero incidere sul lato psicologico del lavoratore.
  • Gestione della famiglia: per le donne che hanno figli piccoli, lavorare da casa è più pesante del classico lavoro d’ufficio.
  • In assenza di un controllo esterno, il lavoratore potrebbe avere qualche difficoltà nell’eseguire la propria attività: ciò potrebbe comportare un crollo della motivazione.
  • Tecnostress: il flusso continuo d’informazioni tra l’azienda e il lavoratore comporta una reperibilità maggiore, che potrebbe essere causa di una nevrosi tecnologica da iper-connessione. Potrebbe accadere che il video dell’operatori s’impalli o che la voce si senta a scatti nel corso di una riunione su skype; molte volte si dovrà uscire ed entrare in riunione senza neanche capirne il motivo. Ci potrebbero essere dei problemi tecnici a causa di tecnologie non adeguate. Lo martworking coinvolge sempre più i giovani (mentalmente portati per tale tipologia di lavoro) ma anche cinquantenni non molto addentrati nel campo, che facilitano da soli ad affrontare le tecnologie informatiche.
  • Solitudine: i rapporti sociali sono nulli durante l’orario lavorativo (per alcuni soggetti ciò potrebbe incidere sul benessere psichico del lavoratore); non vi sono confronti e rapporti diretti con i propri colleghi. Quest’ultimo aspetto non deve essere sottovalutato perché il soggetto potrebbe andare incontro ad una vera e propria sindrome da stress lavoro correlato; il medico competente aziendale deve tener conto del lavoro da casa, in particolare di quello in solitudine, per consigliare al Datore di Lavoro le migliori soluzioni per evitarlo.

Lo smartworking prevede, inoltre, per i lavoratori gli stessi diritti del lavoro in ufficio:

  • Fasce specifiche di reperibilità del lavoratore, al di fuori delle quali non può essere contattato.
  • Il lavoro non può superare le 13 ore al giorno.
  • La sorveglianza sanitaria e il risarcimento in caso di infortunio e malattia professionale.
  • Pause di 15 minuti ogni due ore di lavoro continuativo al videoterminale.

Tecnostress: come affrontarlo al meglio?

E’ bene capire come alleviare il tecnostress dei lavoratori; ci sono dei rimedi? Un modo utile per combattere il tecnostress può essere la meditazione, che si rivela una tecnica di rilassamento. La meditazione aiuta a mitigare le emozioni e di conseguenza lo stress. E’ una tecnica che consente di mantenere l’equilibrio psico-fisico del nostro corpo, l’equilibrio tra sonno e veglia che l’utilizzo eccessivo della tecnologia potrebbe alterare. La meditazione porta le persone a guardarsi dentro, ad analizzare e capire meglio i propri disturbi emotivi e comportamentali; va praticata però in modo costante e correttamente per poter combattere il tecnostress.
Alcuni consigli utili per prevenire lo stress sono i seguenti:

  • Dormire molto e bene;
  • Assumere multivitaminici;
  • Avere un’alimentazione corretta;
  • Praticare sport;
  • Frequentare amici e colleghi con i quali si è in ottimi rapporti;
  • Essere ottimisti;
  • Dedicare il weekend al relax e all’aria aperta.
  • Durante il lavoro al pc, effettuare delle pause per rilassare gli occhi, guardando oggi lontani fuori dalle finestra, in modo da prevenire l’insorgere di possibili cefalee.

Per chi lavora da casa, è importante:

  • Mantenere i contatti con i colleghi, andando ad evitare il senso di solitudine, per raccordarsi sugli obiettivi da raggiungere ma anche solo per scambiare due chiacchiere; ciò aiuta a mantenere attiva la motivazione personale.
  • Fare delle pause periodiche (come per il lavoro d’ufficio): evitare di stare sempre seduti, per favorire il benessere fisico e mentale, facendo anche delle piccole faccende domestiche.
  • Condividere gli orari di lavoro con i componenti della famiglia, in modo tale da non essere disturbato e di rispettare il tuo spazio lavorativo.
  • Tenere sotto controllo l’alimentazione, evitando troppi spuntini e caffè, prediligendo frutta e verdura.
  • Fare ginnastica nella propria abitazione, anche tramite delle applicazioni specifiche di fitness che consentono un’attività fisica regolare.
  • Essere adeguatamente informati e formati da parte del Datore di lavoro in merito alla specificità della propria attività lavorativa, sull’uso degli strumenti e piattaforme utilizzati.